giovedì 11 febbraio 2010

Introduzione al Giapponese

E per inaugurare il nuovo "tema" del blog, il Giapponese, ecco quì una breve introduzione a questa lingua.


Nella lingua Giapponese esistono tre diverse categorie di parole, quelle originarie del Giappone che costituiscono la categoria più grande, seguite dalle parole che sono state importate dalla lingua Cinese in tempi remoti e infine la categoria più piccola di parole prese in tempi recenti dalle lingue occidentali, come l'Inglese.
Anche gli alfabeti sono tre, ritroviamo il hiragana
, katakana
e kanji.
I primi due alfabeti sono fonetici, cioè ad ogni simbolo corrisponde un suono, e sono molto simili fra loro: il terzo invece è simbolico, cioè ad ogni simbolo corrispondono uno o più significati. I kanji hanno una loro precisa maniera di essere scritti. Sono composti da più tratti e c'e' un ordine preciso fra questi e anche quello che a prima vista può sembrare superfluo ( come per esempio alcune linee più simili a  "sbavature" ) e' invece significativo.
I Giapponesi scrivono in orizzontale o in verticale: quando scrivono in orizzontale vanno da sinistra a destra e dall'alto al basso, mentre quando scrivono in verticale vanno dall'alto al basso e da destra a sinistra. Di sistemi di translitterazione (trascrivere le parole dall'alfabeto Giapponese a quello Latino, il nostro), che i Giapponesi chiamano roomaji, ve ne sono infiniti: il più famoso e il piu' utilizzato e' il sistema Hepburn. Una difficoltà nel sistema di traslitterazione e' l'uso degli spazi; in giapponese non ci sono spazi, tutto viene scritto appiccicato, perchè i kanji permettono di identificare le parole.
Differenze generali con l'Italiano:
1) Nella lingua Giapponese non esistono:
- la forma plurale  (è indifferente, la parola è la stessa per entrambe le forme, si deve capire se si parla al singolare o al plurale dal contesto)
- gli articoli (il voler indicare un libro o il libro lo si comprende sempre dal contesto)
- le forme possessive o i pronomi ( e' sufficente porre la particella "no" dopo il nome seguito dall'oggetto; per esempio "il mio libro" diventa "watashi no hon" -)
- la coniugazione dei verbi a seconda delle persone
- una forma per indicare il futuro (e' sufficente accompagnare la frase con dei "complementi di tempo", ad esempio domani)
2) I verbi si inseriscono sempre alla fine di una frase, proposizione o espressione.
3) La forma interrogativa si forma semplicemente aggiungendo la particella "ka" alla fine della frase
4) Se il soggetto di una frase è stato compreso, allora non occorre più ripeterlo
( a differenza dell' Inglese che va' sempre ripetuto)

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